top of page

4 INTEGRAZIONE SOCIALE:SIGNIFICATO

 

L’APPROCCIO FUNZIONALISTA DI TALCON PARSONS

 


 

 

Ad un primo esame "integrare" implica una reductio ad unum.

 

«L’integrazione sociale è lo stato variabile di una società, ovvero di un sistema sociale, di un gruppo, o altra collettività caratterizzati dalla tendenza e disponibilità costanti da parte della gran maggioranza degli individui che la compongono a coordinare regolarmente ed efficacemente le proprie azioni sociali con quelle degli altri a diversi livelli della struttura della società stessa (o di altro sistema), facendo registrare un grado relativamente basso di conflitto, oppure procedendo di norma a risolvere i casi di conflitto con mezzi pacifici.

 

L’integrazione sociale è al tempo stesso una condizione necessaria per l’esistenza durevole di collettività di qualsiasi tipo, è cioè un imperativo funzionale» (Gallino L., 1989).

 

Parsons, sostiene che la integrazione all’interno e tra i sistemi di azione costituisce un requisito basilare per la sopravvivenza, per questo sono necessari due requisiti funzionali: 1) un sistema sociale deve avere una proporzione sufficiente di attori, adeguatamente motivati per essere in linea con il sistema; 2) i sistemi sociali devono mantenere un compromesso con i modelli culturali al fine di evitare devianze o conflitti.

 

Il sistema culturale si relaziona con il sistema della personalità attraverso la internalizzazione dei valori mediante la socializzazione.

 

I meccanismi di socializzazione sono considerati da Parsons come significati per mezzo dei quali i modelli culturali, valori, linguaggio, credenze ed altri simboli si interiorizzano all’interno del sistema della personalità.

 

Tutti i sistemi di azione si trovano ad affrontare quattro bisogni fondamentali: l’adattamento, il raggiungimento dei fini, l’integrazione ed il mantenimento della struttura. Parsons schematizza questo teoria in un modello A.G.I.L.:

 

adattamento: necessità da parte del sistema di assicurarsi risorse sufficienti;

 

goal attainment: risorse ed energie utilizzate dal sistema per ottenere gli scopi prefissati;

 

integrazione: bisogno di coordinare, assestare e regolare le relazioni tra i vari attori e unità del sistema per mantenerlo in funzione;

 

latency: necessità di accertarsi che gli attori siano motivati a mantenere il proprio ruolo e di fornire meccanismi per la gestione delle tensioni interne.

 

I quattro bisogni all’interno del sistema sono pre-requisiti fondamentali per l’equilibrio sociale. Essi operano correttamente perché il loro corretto funzionamento è determinato dalla socializzazione e dal controllo sociale (Parsons T., 1977).

 

 

5 CASE REPORTS

 

É stata realizzata una grounded research sulla base di interviste personali, trattasi pertanto di una ricerca empirica utilizzando l’approccio induttivo attraverso il processo di inferenza.

 

Sono state utilizzate variabili socio-demografiche quali, sesso, titolo di studio, stato civile, composizione del nucleo familiare, paese di origine; tempo di permanenza in Italia, motivi dell’emigrazione, relazioni sociali, stili di vita, supporti sociali.

 

Sono state selezionate cinque persone provenienti rispettivamente dal Perù, Ecuador, Albania, Salvador, Egitto.

 


 

 

1 Caso

 

La famiglia proviene dal Perù e vive a Roma. La religione di appartenenza è cattolica.

 

Nel paese di origine vivevano in uno status di agiatezza. Marito e moglie lavoravano come commercialisti. Avevano uno studio privato.

 

Il titolo di studio posseduto è la laurea in economia per entrambi i coniugi. Il nucleo familiare è composto da quattro persone, padre, madre, due figlie.

 

In seguito alla crisi economica e politica che ha colpito il Perù negli anni ’90 la famiglia ha deciso di comune accordo di emigrare, il paese di destinazione è stato l’Italia indicato da conoscenti già presenti nel Paese.

 

La prima componente della famiglia a lasciare il paese di origine è stata la madre, poiché le si prospettava una maggiore facilità nella ricerca di una occupazione in qualità di colf. In seguito tutto il resto della famiglia si è ricongiunto, il marito ha iniziato a svolgere lavori nell’edilizia avendo una discreta esperienza nel settore. Le due figlie studiano al liceo scientifico.

 

Il livello di scolarizzazione di tutta la famiglia è molto elevato. Possiedono una ottima padronanza della lingua italiana.

 

Gli è stato chiesto se si sentono frustrati per il tipo di lavoro svolto, la risposta è stata che l’adattamento alla nuova condizione non ha provocato nessun tipo di frustrazione e che in ogni caso non avrebbero potuto esercitare l’attività di commercialisti in Italia in considerazione delle diverse normative.

 

Lo stile di vita e relazionale è positivo, non hanno nessuna difficoltà ad interagire con gli italiani, hanno intrecciato rapporti di amicizia con famiglie italiane. Si sentono ben integrati ed usufruiscono di tutte le strutture. Intendono rimanere in Italia poiché desiderano che le figlie proseguano gli studi universitari.

 

Entrambi i genitori e figlie hanno mostrato un’apertura all’integrazione socio-culturale.

 


 

 

2 Caso

 

Il soggetto intervistato proviene dall’Ecuador e vive a Milano. La religione di appartenenza è cattolica.

 

Il titolo di studio posseduto è la terza media. Il nucleo familiare è composto da 8 persone: padre, madre, sei figli di cui un maschio e cinque femmine.

 

Vive in Italia da otto anni. Il motivo che l’ha portato ad emigrare è stato la ricerca di un lavoro a causa della difficoltà economica del suo paese. Inizialmente il paese di destinazione è stato la Spagna, ma per la carenza di disponibilità lavorativa si è trasferito in seguito a Milano.

 

Vive in un bilocale da solo, il resto della famiglia è rimasto in Ecuador, la moglie è casalinga, il figlio ha intrapreso la carriera militare, le figlie studiano all’università. L’intenzione del soggetto è quella di rimanere in Italia da solo al fine di supportare la famiglia a livello economico. Svolge il lavoro di imbianchino a tempo pieno. Sembra essere molto volenteroso e pragmatico.

 

Nonostante la lontananza le relazioni con la famiglia sono ottime e all’interno del gruppo familiare in Ecuador esiste uno stato di equilibrio.

 

Il modello di riferimento del soggetto è la famiglia. In Italia si è integrato perfettamente, non ha avuto nessun tipo di difficoltà ad interiorizzare le norme ed i valori culturali del paese ospitante. Durante il tempo libero si dedica agli amici sia italiani che sudamericani. Gli aspetti ludici che predilige sono le feste tradizionali della comunità sudamericana ed il cinema.

 

Il soggetto ha mostrato un’apertura all’integrazione socio-culturale.

 


 

 

3 Caso

 

Il soggetto intervistato proviene dall’Albania e vive da sei anni nella provincia di Milano, abita con il fratello e la cognata mentre i genitori vivono in. Albania. È giunto in Italia all’età di diciotto anni.

 

La religione di appartenenza è musulmana.

 

Il titolo di studio posseduto è la licenza elementare.

 

Il nucleo familiare è composto da padre, madre, due fratelli.

 

Il motivo che l’ha portato ad emigrare è stato la ricerca di un lavoro. Svolge la mansione di giardiniere a tempo pieno. Il suo responsabile lo ritiene un lavoratore molto serio ed efficiente.

 

Le relazioni con il fratello e con i genitori in Albania sono buone.

 

Il modello di riferimento del soggetto sono principalmente la famiglia e la lealtà.

 

L’integrazione è avvenuta lentamente, la causa primaria è stata la difficoltà linguistica e all’inizio percepiva un senso di ostilità da parte degli italiani con i quali interagiva.

 

Durante il tempo libero esce con il fratello e gli amici albanesi. Non intreccia nessun tipo di relazione con italiani.

 

Si dichiara soddisfatto dei servizi offerti dal territorio.

 

Il suo progetto è di sposarsi con una ragazza albanese e di portarla in Italia.

 


 

 

4 Caso

 

Il soggetto intervistato proviene dal Salvador ed abita nella provincia di Milano con due cugine. La religione di appartenenza è cattolica.

 

Il titolo di studio posseduto è la licenza elementare. Il nucleo familiare è composto da una compagna ed un figlio che vivono in Salvador.

 

È giunto in Italia due anni fa. Il motivo che l’ha portato ad emigrare è stato la ricerca di un lavoro ed il desiderio di aiutare la famiglia.

 

Svolge il lavoro di giardiniere a tempo pieno. È molto soddisfatto del suo lavoro a cui dedica molto interesse.

 

I modelli di riferimento del soggetto sono la famiglia e l’amicizia. Si è perfettamente integrato in Italia senza nessun tipo di difficoltà. Durante il tempo libero esce con amici della comunità sudamericana ma è aperto a relazioni di amicizia anche con italiani.

 

Si dichiara soddisfatto dei servizi offerti dal territorio.

 

Il suo progetto per il momento è di continuare a lavorare in Italia per poter supportare economicamente il figlio e la compagna.

 


 

 

5 Caso

 

Il soggetto intervistato proviene dall’Egitto, vive nella provincia di Milano, condivide un appartamento con altri connazionali.

 

La religione di appartenenza è musulmana.

 

Non è sposato e per il momento non è intenzionato a cercare moglie, la famiglia vive in Egitto.

 

Il titolo di studio posseduto è la licenza elementare.

 

È giunto in Italia un anno e mezzo fa.

 

Il motivo che l’ha portato ad emigrare è stato la ricerca di un lavoro.

 

Svolge lavori part-time nella manutenzione dei giardini ed edilizia.

 

Il modello di riferimento del soggetto è la religione che predomina su tutti gli altri valori.

 

Non si è ancora ben integrato in Italia a causa delle difficoltà linguistiche. Durante il tempo libero esce con gli amici egiziani.

 

Si dichiara soddisfatto dei servizi offerti dal territorio.

 

Il suo progetto per il momento è di ritornare in Egitto per ricongiungersi ai suoi familiari.

 


 

 

6 INTEGRAZIONE SOCIO-CULTURALE: PARERI

 

Sono stati raccolti pareri sul tema dell’integrazione socio-culturale e sull’immigrazione.

 

I soggetti intervistati provengono da differenti posizioni sociali ed economiche.

 


 

 

1° soggetto

 

Donna. Età: 45 anni. Luogo di residenza: Torino.

 

Nucleo familiare: convivente, due figli, padre.

 

Titolo di studio: laurea in economia.

 

Professione: Commercialista.

 

Sostiene che la tolleranza nei confronti degli immigrati è ormai diventata un imperativo sociale. Enfatizza il fatto che la maggior parte degli immigrati svolge un’attività lavorativa regolare che ricalca quella dei lavoratori italiani mentre in precedenza la maggior parte dei lavori cosiddetti rifiutati dagli italiani era pagata in nero.

 


 

 

2° soggetto

 

Uomo. Età: 52 anni. Luogo di residenza: provincia di Milano.

 

Nucleo familiare: moglie, due figli.

 

Titolo di studio: licenza elementare.

 

Professione: operaio

 

È favorevole all’integrazione socio-culturale degli immigrati. Sostiene però che qualora dovesse perdere il posto di lavoro e avere difficoltà a trovarne un altro, si sentirebbe defraudato se un immigrato avesse un’occupazione.

 


 

 

3° soggetto

 

Donna. Età: 70 anni. Luogo di residenza: provincia di Milano.

 

Stato civile: sposata senza figli.

 

Titolo di studio: diploma magistrale.

 

Pensionata.

 

Afferma che anche l’Italia è stato un paese di emigrazione. Non ritiene giusto avere una visione preconcetta sulle differenze etniche.

 

Il soggetto ha visitato i campi rom e ha riscontrato una estrema gentilezza e disponibilità. Sostiene che dovremo cercare di conoscere i loro modi di vivere e abitudini pur non essendo conformi alla nostre.

 


 

 

4° soggetto

 

Uomo. Età: 58 anni. Luogo di residenza: Toronto.

 

Stato civile: separato con una figlia. Convive.

 

Professione: pilota di linea.

 

Sostiene che quando un vicinato è costituito da persone provenienti da differenti paesi e culture, nessuno si sente sereno, decadono i livelli di fiducia non solo tra le persone di differenti culture ma anche tra gli autoctoni.

 


 

 

soggetto

 

Uomo. Età: 53 anni. Luogo di residenza: provincia di Milano.

 

Nucleo familiare: moglie e tre figli

 

Professione: impiegato di banca.

 

È favorevole all’immigrazione.a condizione chi si stabilizza in Italia abbia un posto di lavoro.

 


 

 

soggetto

 

Uomo. Età: 72 anni. Luogo di residenza: provincia di Milano.

 

Nucleo familiare: sposato senza figli.

 

Pensionato

 

È favorevole all’immigrazione, ma con severi controlli ed attuazione di provvedimenti drastici nei confronti della criminalità.

 


 

 

7° soggetto

 

Donna. Età: 50 anni. Luogo di residenza: provincia di Milano.

 

Stato civile: nubile.

 

Titolo di studio: diploma ragioneria .

 

Professione: Impiegata con contratto temporaneo.

 

È favorevole all’immigrazione solo per chi ha già un posto di lavoro.

 


 

 


 

 

7 CONCLUSIONI

 

La ricerca ha confermato che una maggiore similitudine culturale implica minori difficoltà di adattamento all’ambiente. Una maggiore distanza culturale provoca stress e difficoltà psicologiche di adattamento ed interiorizzazione dei valori sociali.

 

I soggetti intervistati presentano elementi biculturali, mantengono la loro identità di origine e allo stesso tempo si adattano alla cultura del paese che li ospita; il soggetto proveniente dall’Egitto mantiene la sua identità culturale con particolare attaccamento alla religione.

 

È emerso che il potersi riunire con immigranti dello stesso paese di origine condividendo feste e tradizioni è fonte di incremento degli stati emozionali positivi.

 

Durkheim ha sostenuto ampiamente l’importanza della integrazione sociale. Ha teorizzato che l’integrazione sociale offre all’essere umano lo scopo ed il significato della propria vita.

 

La mancanza di integrazione socio-culturale conduce ad uno stato psicopatologico e convoglia al cosiddetto eccessivo individualismo. Negli individui che si sentono isolati dagli altri prevalgono sentimenti di inutilità (Durkheim E., 1987).

 

Tra le opinioni degli intervistati sulla integrazione socio-culturale non è emerso nessun sentimento antirazzista, la maggior parte si dichiara favorevole alla immigrazione, la condicio sine qua non è che l’immigrato abbia una occupazione lavorativa e che ci siano politiche di gestione più attente al fenomeno.

 

Un’educazione interculturale con confronto fra diversi modelli faciliterebbe il processo di crescita sociale al fine di evitare elitismi e soprattutto episodi xenofobi che si diffondono in tutto il territorio.

 

«Finita l’appartenenza legata alle ideologie, si va diffondendo un’appartenenza etnica, minima, localistica; riemergono i meccanismi più arcaici e premorali che fondano e regolano il sentimento di identità, dei gruppi come dei singoli. Animali senza artigli, sprovvisti di strumenti istintuali adeguati per sopravvivere, gli uomini vivono sul margine del disordine. Per vincere questa precarietà, i gruppi si chiudono in confini, materiali ma anche e soprattutto rituali e simbolici ed espellono la paura rovesciandola in odio per il nemico esterno o lo straniero interno: immigrato, nero, ebreo, zingaro» (Escobar R., 1997).


 

 

1 INTRODUZIONE

 

Le migrazioni internazionali per motivi politici, economici legali o illegali hanno raggiunto i livelli più elevati nella storia dell’immigrazione.

 

L'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Rapporto OIM 22 Dicembre 2010) ha recentemente pubblicato il Rapporto 2010 sulla migrazione nel mondo.

 

Il rapporto rileva che, «in un mondo dove gli andamenti demografici, le necessità economiche e gli effetti dei cambiamenti climatici spingono all'aumento del numero di migranti internazionali, è necessario che gli stati, le organizzazioni internazionali e la società civile investino risorse finanziarie e umane sufficienti per cogliere le sfide e le potenzialità di questo fenomeno nel futuro.»

 

Il rapporto stima per il 2010 un numero di persone migranti nel pianeta di circa 214 milioni, rispetto ai 191 milioni del 2005 e ai 176 milioni del 2000. Con questo ritmo di crescita il numero dei migranti potrebbe raggiungere quota 405 milioni entro il 2050, mentre la forza lavoro nei paesi in via di sviluppo crescerà da 2,4 miliardi del 2005 a 3,6 miliardi nel 2040.

 

I continui flussi migratori in Italia hanno reso necessario un avviamento dei processi formativi e di socializzazione di questi gruppi, cercando di delineare i loro fabbisogni partendo dai componenti del nucleo familiare, back-ground culturale e lavorativo, credenze religiose ed interessi.

 

Considerato che il processo immigratorio è caratterizzato dal bisogno primario della ricerca di un lavoro le difficoltà iniziali che si riscontrano riguardano principalmente proprio l’aspetto economico, in secondo luogo l’aspetto linguistico e culturale rappresentano un altro svantaggio considerevole poiché impedisce l’integrazione in termini sociali e culturali.

 

L’antropologo Taylor (Taylor E.B., 1871) definiva la cultura o civiltà come «quell’insieme complesso che include il sapere, le credenze, l’arte, la morale, il diritto, il costume e ogni altra competenza e abitudine acquistata dall’uomo in quanto membro della società».

 

Pertanto la cultura ha una forte influenza sulla struttura sociale ed è fondamentale l’analisi dei significati prodotti dai membri di tale struttura in funzione dei valori politici, religiosi, economici, educativi e relazione tra sessi.

 


 

 

2 BREVE ESCURSUS STORICO SULLA MIGRAZIONE IN ITALIA DAL 1950

 

La storia dell'immigrazione italiana è stata segnata da un susseguirsi di tappe importanti per l'evoluzione del fenomeno.

 

La crescita economica tra il 1950 ed 1980 ha esteso il divario tra Italia e paesi in via di sviluppo ed ha portato ad un fabbisogno di manodopera di immigrati con compensi salariali molto inferiori rispetto ai livelli contrattuali nazionali.

 

L’assestamento economico, sociale e produttivo della nazione ha convertito l’Italia in paese di immigrazione capovolgendo la sua connotazione di paese di emigrati..

 

Un altro fattore che ha contribuito alla maggior presenza di immigrati stranieri è stato il calo demografico negli anni ‘70 con conseguente impatto sulla manodopera.

 

Con l’incremento del reddito e del livello di istruzione i lavori poco qualificati sono aumentati e si sono pertanto resi disponibili per i lavoratori dall’estero. Si assiste ad una etnicizzazione dei lavori riservati solo a gruppi etnici. (Einaudi L., 2007)

 

Le protagoniste delle ondate migratorie degli anni ’60 sono generalmente colf provenienti dalle ex colonie Eritrea, Somalia, Etiopia.

 

Il reclutamento avviene generalmente attraverso organizzazioni ecclesiali e gran parte di loro proviene da paesi cattolici o appartiene a minoranze cattoliche.

 

Le prime segnalazioni significative di immigrati in Italia sono quelle dei tunisini in Sicilia, dove vengono impiegati nei settori dell'agricoltura, della pesca, nella vendita ambulante, trattasi principalmente di lavoratori clandestini

 

Si costituiscono due fasce dell’immigrazione: una riguarda gli immigrati di sesso maschile proveniente dall’Africa di religione islamica per lo più nei settori dell’agricoltura e della vendita ambulante, l’altra è la presenza femminile di colf di religione cattolica.

 

Negli anni ‘80 le occupazioni degli immigrati si estendono ai lavori alberghieri e imprese di pulizia. Proprio in questo periodo le nazionalità presenti in Italia diventano moltissime e ciò desta una forte attenzione al fenomeno da parte delle organizzazioni sindacali e del volontariato.

 

Intorno agli anni ‘90 con l’apertura delle frontiere ai paesi dell'est l'immigrazione di massa dall’Albania raggiunge il suo apogeo.

 

Da questo momento questi fenomeni diventano oggetto di osservazione e di critica da parte dell’opinione pubblica scatenando i primi episodi xenofobi e di ostilità.

 

Negli anni ‘90 iniziano a diffondersi maggiori controlli sulla clandestinità che culminano con provvedimenti da un lato di espulsione con la legge 30 luglio 2002, n.189 Bossi-Fini che rende più difficoltoso l’ingresso ed il soggiorno regolare dello straniero agevolandone l’allontanamento, dall’altro lato di osservanza alla Costituzione ed ai Trattati internazionali sottoscritti, in merito alla salvaguardia dei diritti alla persona ed ai lavoratori e loro famiglie e rafforzamenti dell’integrazione con l’avvio delle politiche di pari opportunità (case popolari, scuole, sanità).

 

La condizione giuridica dello straniero è determinata in primis dall’art. 10 della Costituzione che recita: «l’ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente conosciute; la condizione giuridica dello straniero è regolata dalla legge in conformità delle norme e dei trattati internazionali; lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge; non è ammessa l’estradizione dello straniero per reati politici».

 

La prima legge sull'immigrazione lavorativa è stata l’emanazione della legge Foschi del 1986 che sanciva la parità di trattamento e piena uguaglianza di diritti degli stranieri rispetto ai lavoratori italiani, anche nell'accesso ai servizi sociali e sanitari, e autorizzava i ricongiungimenti familiari. Inoltre regolava l'ingresso per lavoro con censimenti mensili dei posti di lavoro non coperti, richiedendo la verifica dell'indisponibilità di cittadini italiani o comunitari a coprire il posto per il quale veniva richiesto l'ingresso dall'estero. Infine la legge prevedeva la costituzione di liste di candidati all'emigrazione verso l'Italia presso le ambasciate, ammettendo solo domande numeriche e non quelle nominative che invece rappresentavano il grosso della domanda.

 


 

 

3 DATI ISTAT

 

L'ISTAT documenta la presenza straniera nel nostro paese fornendo un quadro chiaro delle varie nazionalità presenti (Istat 2010).

 

I cittadini stranieri residenti in Italia al 1° gennaio 2010 sono 4.235.059 (tabella 1) pari al 7,0% del totale dei residenti, mentre al 1° gennaio 2009 essi rappresentavano il 6,5%. Nel corso dell’anno 2009 il numero di stranieri è aumentato di 343.764 unità un incremento ancora molto elevato, sebbene inferiore a quello dei due anni precedenti (494 mila nel 2007 e 459 mila nel 2008)

 

I minori sono 932.675, il 22,0% del totale degli stranieri residenti; circa 573 mila sono nati in Italia, mentre la restante parte è giunta nel nostro paese per ricongiungimento familiare.

 

Circa la metà dei residenti stranieri (2 milioni 86 mila individui, pari al 49,3% del totale) proviene dai paesi dell’Est europeo: in particolare, circa un quarto proviene dai Paesi Ue di nuova adesione (1 milione 71 mila, escludendo Cipro e Malta, fra cui 888 mila dalla sola Romania); un altro quarto (1 milione 15 mila) è rappresentato dai cittadini dei paesi est-europei non appartenenti all’Ue.

 

I cittadini dei paesi est-europei (+181 mila nel corso del 2009) contribuiscono per circa la metà anche all’incremento degli stranieri residenti: quelli dei paesi Ue di nuova adesione sono cresciuti complessivamente di circa 105 mila unità mentre quelli dei paesi dell’Est europeo non facenti parte dell’Unione sono aumentati di 76 mila unità I cittadini dei paesi asiatici sono complessivamente cresciuti

 

di 71 mila unità.

 

 


TABELLA 1 Popolazione straniera residente per sesso e paese di cittadinanza - primi 16 paesi, al 1° gennaio 2009 e 2010

di Simona Cimato

Integrazione socio-culturale: cinque case reports

Copyright: ProfessioneSociologo. All Rights reserved

Leggi l'informativa sulla privacy

  • Wix Facebook page
  • Wix Twitter page
  • Wix Google+ page
bottom of page