top of page

 

A metà degli anni Ottanta sono apparsi nelle grandi e medie imprese del nostro Paese i cosiddetti circoli di qualità, organismi endoimprenditoriali volti al miglioramento della produttività e della qualità del lavoro, nell’ambito di quel miglioramento quanti-qualitativo del processo produttivo, chiamato Company Wide Quality Control(CWQ C), sistema manageriale che ha come obiettivo la qualità totale del meccanismo produttivo, in vista di un miglioramento finale dello stesso e del prodotto reso alla clientela.

 

Essi sono chiamati circoli di qualità in quanto attraverso una diversa organizzazione del lavoro, fuori dall’orario ordinario, in genere, predispongono un miglioramento delle procedure di lavorazione attraverso la partecipazione attiva dei lavoratori che sono coinvolti, in una struttura di progetto, a esaminare le fasi del processo lavorativo e a proporne miglioramenti e/o aggiustamenti dal basso, da parte proprio di chi è soggetto attivo della procedura per il miglioramento poi globale della produzione.

 

Segue poi una struttura verticale di progetto (vedi il gruppo guida, i facilitatori per esempio) che segue il progetto a vari livelli,fino alla proposta di miglioramento della modifica della procedura lavorativa, che rientra però sempre nella sfera della direzione dell’impresa che decide se implementare o meno la nuova procedura.

 

Struttura importante è poi da considerare il Comitato guida, ove sono rappresentati tutti i vari settori della catena gerarchico-funzionale dell’azienda, che oltre a rappresentare un preciso riferimento nel processo di innovazione da proporre, ha anche il compito di dare il suo consenso all’implementazione dell’eventuale modifica processuale e produttiva, esito dell’innovazione proposta dai vari c.d.q.

 

Rispetto agli anni Settanta, dove i rapporti di lavoro erano fortemente conflittuali, specie da parte della manodopera che rivendicava strategie alternative a quelle dell’impresa,si può notare un diverso atteggiamento della stessa, che così coopera con la direzione aziendale al miglioramento, si è già detto, della produttività e della produzione industriale.

 

In effetti la partecipazione operaia è tutto sommato servente, in questo caso, alla direzione aziendale, visto che le proposte sono sempre vagliate ed esaminate da quest’ultima, prima di essere inserita nella procedura lavorativa. E’ questo il segno dei tempi mutati che dalla conflittualità è passata alla cooperazione. Il risultato dei miglioramenti proposti viene passato al vaglio delle strutture verticali di progetto e se ritenuti congrui e opportuni sono fatti proprio dalla direzione aziendale che li inserisce, come miglioramento,nella procedura lavorativa. Tempi diversi, si è detto, da quelli degli anni Settanta e che mirano al coinvolgimento della manodopera al processo produttivo, in una posizione in qualche modo servente, considerato che i circoli di qualità non hanno nessun potere di decisione se non quello di proporre i miglioramenti esaminati e poi rivolti alla direzione.

 

I circoli di qualità sono stati anche proposti e realizzati nel pubblico impiego dove la conflittualità è sempre stata minore ed ha sortito effetti in qualche modo positivi. Qui, come il caso sperimentato a Bologna, nei servizi demografici, si tratta di rendere a favore della cittadinanza un servizio efficiente ed efficace e non di vendere un prodotto, come nel settore privato, di modo che l’utenza sia soddisfatta del servizio reso, dovendo prestare servizi con risorse spesso scarse, necessitando di nuovi modelli organizzativi e coinvolgimento del personale dipendente.

 

In sintesi questa metodologia di lavoro ha portato a risultati positivi, anche se sempre che si consideri la mera propositività dei risultati e la prevalenza delle direzioni aziendali, il che la dice lunga sul passare degli anni e delle diverse strategie che i soggetti operanti in azienda hanno messo in atto.

 

Strumenti attuativi sono per esempio il diagramma di Ishikaua, il brainstorming, il diagramma di Pareto, il problem solving, tutti finalizzati come tecniche all’analisi del processo produttivo e del prodotto, al fine di attuare un miglioramento dell’attività produttiva con l’obiettivo finale del miglioramento qualitativo del processo e del prodotto, come si è detto, con azzeramento dei livelli di difettosità riscontrati lungo il corso della produzione.

 

 


 

 

 

I CIRCOLI DI QUALITA' E IL PRODUTTIVISMO

 

Benvenuto Cerchiara

Copyright: ProfessioneSociologo. All Rights reserved

Leggi l'informativa sulla privacy

  • Wix Facebook page
  • Wix Twitter page
  • Wix Google+ page
bottom of page